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GENTE DI AIQUILE
La prima cosa che noti, arrivando ad Aiquile, è il verde delle vallate. La strada serpeggiante è un continuo saliscendi che si dipana tra i duemila e i quattromila metri di altitudine. A bordo strada i cani randagi attendono pazientemente un boccone dai passanti mentre mucche, asini e maiali attraversano pigramente il manto d’asfalto in cerca del cibo migliore. Poi, dopo l’ultima curva, si arriva alla rotonda del Charango, la particolare chitarra locale cui la città ha orgogliosamente dedicato un museo. E sei in città. Ora puoi vederli.
Vedi i bambini e le cholitas, i volti rugosi degli uomini cotti dal sole e dalla fatica dei giorni.
Siamo sei e non siamo tutti stranieri; siamo ospiti dell’aquileño. Se oggi il tema è: Parole d’amore devo dire che le parole sono poca cosa rispetto ai fatti e qui, in questa meravigliosa terra sudamericana, c’è bisogno di fatti, di azioni concrete, perché quella che secondo i nostri parametri chiamiamo povertà la incontri facilmente se appena esci dal centro città e ti avventuri verso la periferia.
Con il fuoristrada del nostro amico aquileño abbiamo percorso strade sterrate, attraversato guadi e superato buche profonde per raggiungere scuole rurali o piccoli insediamenti dove con la generosità di molti si è potuto raccogliere quanto basta per contribuire a far studiare i niños e le chicas e, anche se l’abbandono scolastico è piuttosto frequente abbiamo potuto abbracciare con gioia un ragazzo ed una ragazza che nell’ultimo anno hanno raggiunto lo status di dottore essendosi laureati in economia e commercio l’uno e in farmacia l’altra.
Una delle calamità maggiori nella zona è la cronica mancanza di acqua, elemento vitale per la sopravvivenza dell’uomo e dell’agricoltura ed è per questo che abbiamo presenziato all’inaugurazione di serbatoi che permetteranno alle piccole comunità rurali di continuare a vivere nella loro terra d’origine senza dover emigrare verso le zone dei bassopiani tropicali come molti hanno dovuto fare.
Gli occhi dei bambini che ricevono un astuccio con pastelli e matite ci ripaga alla grande da ogni fatica e l’offerta della chicha che assaggiamo prima di offrirla alla Pacha Mama ci fa capire quanto la povera gente delle alture sia grata all’attività della Fundacion.
L’ Aquileño non si risparmia e ogni giorno viaggia per incontrare Alcalde, Maestri, Dirigenti scolastici, Rappresentanti di piccole comunità, riceve richieste d’aiuto, valuta, quasi sempre concede, si dibatte tra mille problemi ma soprattutto ama. Ama la sua terra, la sua gente, il suo cielo pieno di batuffoli bianchi, le sue montagne, le piante che le ricoprono, il cibo, i fiori, ogni cosa gli ricordi le sue origini andine e noi gli siamo grati per l’ospitalità che ci ha concesso ma ancor di più per l’esempio che trasmette con il suo agire.
Alessandro Perone